© 2024 Lello Esposito Scuderie Sansevero

Sviluppo contenuti: Luigi D'Aponte Narrazioni Visuali

Tema grafico: 950 DSGN

© 2024 Lello Esposito Scuderie Sansevero

Sviluppo contenuti: Luigi D'Aponte Narrazioni Visuali

Tema grafico: 950 DSGN

Scuderie Sansevero

Le Scuderie Sansevero, sede dell’ Atelier e del Laboratorio  del Maestro Lello Esposito, si trovano all’ interno di Palazzo Sansevero nei locali adibiti, a partire dal XVI secolo,  al ricovero e alla cura dei cavalli.

Negli ambienti dell’ Atelier,  nelle  prime due sale immediatamente successive alla zona d’ingresso, sono ancora visibili, lungo le pareti,  gli anelli ai quali venivano legati i cavalli,  le originarie mangiatoie in piperno (pietra lavica di origine flegrea estratta ed utilizzata nell’ edilizia cittadina fino al XVII secolo) e un sarcofago in marmo, della fine del II sec. d.C., utilizzato come abbeveratoio.

In queste sale, così come in quelle attigue, sono esposte le opere della collezione privata dell’artista, testimonianza e racconto visivo della ricerca e della rielaborazione, in chiave artistico contemporanea, dei simboli e degli archetipi della cultura popolare napoletana.

Nell’ androne del palazzo, in posizione speculare a quella dell’Atelier, trovano invece spazio gli altri ambienti originari delle Scuderie, ospitanti oggi il Laboratorio artistico del Maestro Esposito, così come ieri quello scientifico e alchemico di Raimondo di Sangro.

In questi locali trovano dimora materiali, strumenti e supporti del fare artistico del Maestro, che in continuità con l’opera di Raimondo di Sangro, dona e condivide con la città le sue creazioni, divenute nel tempo elementi artistici rappresentativi della stessa cultura partenopea.

In tale solco si inserisce la realizzazione ex-novo delle mangiatoie mancanti nei locali del laboratorio, intese metaforicamente da Lello Esposito come possibili nuovi “contenitori di nutrimento artistico” offerti a Napoli ed ai Napoletani.

“Fiamme vaganti, luci, passavano dietro gli enormi finestroni che danno, dal pian terreno, nel vicolo San Severo, scomparivano le fiamme, si rifaceva buio, ed ecco, romori sordi e prolungati sonavano la dentro: di volta in volta, nel silenzio della notte, s’ udiva come il tintinnio di un incudine percossa da un martello pesante, o si scoteva e tremava il selciato del vicoletto come pel prossimo passaggio d’enormi carri invisibili. Che seguiva, dunque, nei sotterranei del palazzo? Era di là che il romore partiva: lì rinserrato co’ suoi aiutanti, componeva meravigliose misture, cuoceva in muffole divampanti, mescolava colori macinati e faceva gemere torchi fabbricati, secondo le sue stesse norme. Quell’ uomo fu di grande ingegno e di grande ingegno e di grandissimo spirito e anche, e specie per questo, ch’ egli ha meritato di passare alla posterità”.

(cit. Salvatore Di Giacomo, “Un signore originale” in “Celebrità napoletane”, 1896)

A distanza di 300 anni, il Maestro Esposito riapre i laboratori di Raimondo di Sangro Principe di San Severo.

 

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